Ci vediamo all’aperitivo!

Scopri l'aperitrio Cantine Rossella

A grande richiesta…

 “Ci vediamo all’aperitivo!”

Si tratta per caso del nome di un locale? No!

Ormai da tempo, con questa espressione, si intende il luogo, la bevanda, ma, soprattutto l’evento conviviale, l’incontro, lo splendore dell’aggregazione.

Sono tutte categorie che ci appartengono: come azienda e come progetto di vita.

Cantine Rossella, che ha fatto della convivialità il proprio marchio di fabbrica, non poteva essere insensibile a questo momento della giornata, per molti irrinunciabile (di cui abbiamo raccontato le origini qui)

Ecco perché, dovendo scegliere un modo per salutarvi e augurarvi buone vacanze, abbiamo pensato ad un brindisi virtuale fresco ed estivo, con le nostre 3 produzioni che più rimandano alla bella stagione, nei colori e nei profumi, e che, insieme, danno vita a questa bella combinazione:

A grande richiesta, il nostro Kit per aperitivo, per gli amici Aperitrio

Confezione 6 bottiglie di vino in offerta speciale con spedizione gratuita compresa nel prezzo:

€ 35.00 (anziché € 55.00)

  • 2 Spumante La Cicala: il Metodo Charmat, fresco e versatile, da abbinare a crudité di pesce e frutti di mare;
  • 2 Chardonnay: frizzante naturale, fresco e lievemente aromatico, ottimo con dadini di formaggio di media stagionatura, fettine di salame fresco e olive sott’olio;
  • 2 Ventesimato: demi-sec, compagno ideale dei diffusi “Happy Hours”, da comporre con fantasia, da solo o come base per lo Spritz.

Con l’augurio che portino con sé anche allegria e serenità, facciamo Cin Cin con i nostri vini da aperitivo!

Saremo chiusi dal 5 al 27 Agosto. Approfittatene per fare scorta!

Aperitime? No! Aperitrio.

Vino bianco, fiori di dittamo, assenzio e ruta.

Erano questi gli ingredienti raccomandati da Ippocrate (studioso, in particolare della medicina, vissuto in Grecia nel V secolo avanti Cristo), per chi, tra i suoi pazienti, accusasse i sintomi dell’inappetenza. La bevanda che ne risultava aveva un retrogusto amaro, che sortiva l’effetto di “aprire” al banchetto, che fosse pranzo o cena.

Vi ricorda qualcosa?

Eh già! La bevanda in questione altro non era se non l’antenato dei nostri moderni aperitivi.

Si tratta quindi di un’abitudine nata parecchio tempo fa, anche se, in realtà, fu Antonio Benedetto Carpano, inventore e distillatore italiano, che diede vita, a Torino nel 1876, a quello che divenne poi l’aperitivo per eccellenza: il Vermouth, vino (sempre lui!) aromatizzato con china, che pare annoverasse, tra i suoi estimatori, addirittura l’allora re d’Italia, Vittorio Emanuele II, che ne fece la bevanda ufficiale di Corte (uno sponsor mica da poco!).

Ma anche Cavour e Garibaldi non disdegnavano di “aprire” la serata con un bicchierino di Vermouth.

Nell’800 esso diviene parte integrante dell’abitudine dei caffè, che, peraltro, tanta influenza hanno avuto nella produzione artistica e letteraria dell’epoca.

Da allora l’aperitivo ha fatto tanta strada, arrivando a comprendere, nel suo significato, non soltanto la bevanda in sé, che nel frattempo cambiava e si trasformava, ma il momento stesso in cui la si sorbiva.

Ecco perché, oggi, si dice: “ci vediamo all’aperitivo”, intendendo, con questa espressione, il luogo, la bevanda, ma, soprattutto l’evento conviviale, l’incontro, lo splendore dell’aggregazione.

Cantine Rossella, che ha fatto della convivialità il proprio marchio di fabbrica, non poteva essere insensibile a questo momento della giornata, per molti irrinunciabile.

Per questo motivo, vi ricordiamo il nostro Kit per aperitivo, per gli amici Aperitrio

Confezione 6 bottiglie di vino in offerta speciale con spedizione gratuita compresa nel prezzo: €35.00 (anziché €55.00).

  • 2 Spumante La Cicala: il Metodo Charmat, fresco e versatile, da abbinare a crudité di pesce e frutti di mare;
  • 2 Chardonnay: frizzante naturale, fresco e lievemente aromatico, ottimo con dadini di formaggio di media stagionatura, fettine di salame fresco e olive sott’olio;
  • 2 Ventesimato: demi-sec, compagno ideale dei diffusi “Happy Hours”, da comporre con fantasia, da solo o come base per lo Spritz.

Con l’augurio che portino con sé anche allegria e serenità, facciamo Cin Cin con i nostri vini da aperitivo!

Attenzione!

Ricordatevi che nel mese di Agosto interromperemo le consegne: approfittatene per fare scorta!

Il rapporto tra i giovani e il mondo del vino

Chi vi scrive ha un figlio neo maggiorenne che le ha chiesto di frequentare il corso per sommelier.

Curiosità? Desiderio di imparare qualcosa di nuovo?
Semplice pretesto per essere giustificati nel bere qualcosa in più di quanto concesso tra le mura di casa?

Sicuramente un po’ di tutte queste motivazioni.

Ma qual è, oggi, il rapporto tra i giovani e il mondo del vino?

Innanzitutto va definito il concetto di giovani.

Si parla, a questo proposito, di Generazione Z e Millennials (18-41 anni), mentre la Generazione X riguarda la fascia tra i 42 e i 57 anni e, infine, in questa suddivisione linguistica, troviamo i Baby Boomers (over 57 anni).

Fino agli anni ’70 il consumo di vino (prodotto in maniera per lo più estremamente tradizionale e standardizzato nelle caratteristiche) era limitato a determinate fasce della popolazione, per le quali il vino era parte integrante di una alimentazione basica. Solo nei gruppi sociali più privilegiati, economicamente e quanto a estrazione culturale, si registrava un approccio più consapevole e raffinato nei confronti del vino.

Successivamente a questo periodo, con lo sviluppo delle tecniche enologiche, e la progressiva attenzione verso un’alimentazione equilibrata, ha luogo una diminuzione del consumo pro capite di vino a favore di una maggiore attenzione al suo livello qualitativo e ad una sempre maggiore attenzione alle fasi della sua produzione.

Siamo nell’epoca del fitness, dell’attenzione al corpo; siamo nell’epoca dell’attenzione all’alimentazione come strumento di benessere e di salute. Proprio questa fase porrà le basi per l’attecchire di tutta una serie di discipline che vanno dalle terapie “alternative” di derivazione per lo più orientale, alle cucine e agli alimenti studiati per far fronte alla compagine di allergie e intolleranze mai presa in considerazione prima di allora.

I giovani di oggi sono figli e frutto delle generazioni formatesi in quell’ epoca. Sono cresciuti in famiglie dove si affacciavano le prime diete vegetariane, o macrobiotiche, o vegane. Famiglie nelle quali si sente parlare di filiera, ecologia, e impatto ambientale. Nelle quali si parlava di infanzie trascorse in campagna, nelle fattorie degli anziani nonni, nelle quali si vagheggiava di una realtà rurale e bucolica ormai ammantate di aure pressoché leggendarie, fucina di alimenti genuini.

Questo è, probabilmente, il motivo per cui i nostri ragazzi sono così coinvolti e affascinati dal mondo che si intuisce dietro un prodotto. Per loro acquista particolare importanza la conoscenza dei processi produttivi, delle idee, della visione, del progetto. E’ l’avvento dello storytelling.

Quali sono le abitudini di consumo dei giovani?

Volendo analizzare le preferenze di questa fetta di popolazione, ci rendiamo conto che il gradimento si divide quasi equamente tra birra e vino, e, di quest’ultimo trovano ampio consenso le versioni mixate (ad esempio lo Spritz). Volendo, poi, stilare una classifica, troviamo al primo posto il vino rosso, seguito dal bianco e, per ultimo le bollicine (quest’ultime in netta ascesa nelle preferenze, all’indomani della pandemia Covid).

Amano consumare vino preferibilmente nei pub o nelle enoteche, in compagnia, recuperando e riappropriandosi della componente conviviale, da noi tanto spesso ricordata, e di aggregazione della nostra amata bevanda.

Li attrae il prodotto autentico, non ruffiano, genuino, privilegiando le produzioni autoctone, con un occhio all’eco-sostenibile e alle colture alternative come quella biologica, con attenzione al packaging e alla ricercatezza delle etichette.

Il mercato guarda con molta attenzione a questa fetta di consumatori nonostante, in percentuale, coprano una parte esigua del panorama nazionale, semplicemente perché essi rappresentano il futuro.

A noi, invece, piace pensare che l’interesse dei ragazzi per il mondo del vino sia davvero, come sembra, interesse per la componente culturale ad esso legata, per la tradizione e la cultura italiane. Un approccio di questo tipo costituisce un ottimo viatico per un’esperienza di consumo consapevole che può passare solo attraverso un processo di conoscenza che, unico, può tenere lontani da abusi e dipendenze.

Quindi, ragazzo: vai col corso per sommelier!

La Fermentazione Malolattica

fermentazione-malolattica

Crediamo sia ormai noto che dietro un semplice bicchiere di vino si celi una imponente mole di lavoro, progetti, fatiche e tanta passione. Ma alla base di un progetto di vitivinicoltura oggi deve esserci una sostanziale conoscenza dei processi biologici attraverso i quali la Natura ci fa questo dono.

L’enologia moderna nasce dall’osservazione dei fenomeni naturali, dalla comprensione dei suoi meccanismi di causa-effetto, dallo studio di essi sempre più approfondito sino a ottimizzarne e orientarne i risultati in termini di resa e qualità.

In questa visione trova il suo perfetto ruolo il fenomeno delle Fermentazione Malolattica. È un fenomeno del tutto naturale e spontaneo, a patto di specifiche condizioni fisiologiche, divenuto, grazie a studi e approfondimenti, strumento di valorizzazione del prodotto.

Cos’è esattamente la Fermentazione Malolattica?

Si tratta della seconda trasformazione biochimica, per essere precisi una reazione di decarbossilazione. La prima è quella alcolica, che trasforma il mosto in vino (insieme a Co2 e ad energia termica) grazie all’azione dei lieviti, naturalmente presenti nella buccia dell’acino o selezionati e allevati sempre in modo naturale. Tecnicamente la Malolattica consiste nella trasformazione dell’acido malico, uno degli acidi “fissi” dell’uva, insieme all’acido tartarico e citrico, in acido lattico e, ancora una volta, anidride carbonica.

In quali condizioni questo fenomeno si sviluppa ed è possibile? Sono necessarie tre condizioni:

  • pH del vino non eccessivamente basso, quindi vini non eccessivamente acidi;
  • alcol etilico inferiore a 15%;
  • temperatura tra i 18° e i 20°;

Per questo motivo solitamente si svolge nella stagione primaverile. Ma, qualora non vi fossero le condizioni naturali e la fermentazione non si svolgesse in modo spontaneo, viene provocata intervenendo sulla temperatura.

A cosa dobbiamo questa essenziale trasformazione?

Gli agenti della Fermentazione Malolattica sono i batteri lattici, la cui azione, però, viene inibita dal freddo.
Per questo motivo occorre fare attenzione alle temperature.

A cosa serve la Fermentazione Malolattica?

Durante questo processo l’acido malico, più acerbo e più acre, si trasforma in acido lattico, più maturo e più morbido.
Per queste caratteristiche, la Malolattica viene utilizzata prevalentemente nei vini rossi per conferire loro maggiore equilibrio, persistenza, corpo e profumi più fini.

Inoltre, poiché la maggior parte dei batteri lattici sono “eterofermentativi”,  ossia possono generare ulteriori prodotti secondari che potrebbero arricchire il bagaglio aromatico, in alcuni casi la Malolattica viene estesa anche ad alcuni vini bianchi, magari di struttura più importante. È il caso di alcuni Chardonnay. Vengono esclusi ovviamente i bianchi più giovani, nei quali la freschezza costituisce un requisito di qualità.

Anche su qualche rosso è preferibile evitarla. È il caso dei rossi la cui peculiarità sia la ricchezza di profumi primari, ossia sentori di fiori e frutti, o per tipologia di vinificazione o per profilo cromosomico dell’uva, come per esempio rispettivamente i Novelli o uve come il Pinot nero.

Per finire… una piccola curiosità!

Gli Orange Wines, ottenuti da una vinificazione “in rosso” di uve bianche, ossia con una lunga permanenza sulle bucce, possono essere valorizzati dalla Fermentazione Malolattica, proprio come i rossi.

Vi incuriosiscono dei vini con un nome così strano? Ditecelo nei commenti! Potremmo parlarne nei prossimi appuntamenti.