AI e vino: dalla produzione al servizio, il futuro è già qui.

Sempre più spesso si parla di AI, intelligenza artificiale, tra notizie di interesse e vere e proprie panzane, che di utile hanno solo l’impatto mediatico.

Ma nel mondo del vino quale impatto e quale sviluppo si prevedono?

Nel nostro settore l’utilizzo dell’AI è, di fatto, già realtà ed occorrerà farci i conti.

Innanzitutto nella fase produttiva, con l’avvento di macchinari in vigna per la somministrazione del giusto quantitativo di acqua, oppure di sistemi in cantina per il controllo della temperatura.

Di recente, un’importante azienda vitivinicola ha introdotto un modello di classificazione che suddivide le immagini delle cassette d’uva, al momento del conferimento in cantina dopo la raccolta, come spiega Alessandro Chiarini, AI Business Developer di Oròbix LIFE: “Il nostro sistema di intelligenza artificiale utilizza immagini provenienti da un sistema di visione installato all’ingresso della zona di conferimento per rilevare in automatico l’uva di minor qualità, con difetti che possono consistere, per esempio, nella presenza di marciume, parti danneggiate da pioggia o grandine, rami, foglie e insetti. L’algoritmo restituisce agli enologi una mappa della qualità dell’uva che li aiuta a prendere decisioni più oggettive e consapevoli”.

La cosiddetta agricoltura smart che si serve della tecnologia digitale per ottimizzare le risorse e potenziare la qualità evitando sprechi e garantendo la sicurezza del prodotto, è ancora davvero poco sviluppata, ma ci si dovrà quanto prima fare i conti per via del cambiamento climatico e delle rinnovate esigenze di sostenibilità.

Ma non ci si è fermati alla fase produttiva.

Maggiori curiosità ci riserva il campo dei servizi.

sommelier robot

Nasce, infatti, il sommelier robot.

Le sue caratteristiche principali sono costituite da un vocabolario tecnico completo e, soprattutto, dalla capacità di immagazzinare dati sul prodotto e incrociarli con le caratteristiche e le preferenze del cliente.

Sono numerose le aziende hi tech che, nell’ultimo decennio, si sono cimentate nella realizzazione di prototipi con lievi differenze tra l’uno e l’altro. L’elemento che maggiormente accomuna questi insoliti sommelier è, per ovvi motivi, la totale assenza di emozioni. Essa diventa un assoluto vantaggio nel momento in cui utilizziamo il robot per consulenze nel campo degli investimenti, nell’acquisto di vini pregiati sui quali pianificare dei ricavi nel lungo termine. In questi casi una valutazione del tutto oggettiva e priva di preferenze personali dettate da emotività ed esperienze individuali, in grado, inoltre, di condurre confronti e incrociare dati, risulta davvero preziosa.

Se, invece, proiettiamo queste figure in un contesto di relazioni, scambi anche e soprattutto di carattere emotivo, laddove i ricordi e le percezioni personali e il proprio vissuto diventano strumenti di ascolto e comprensione, ecco che il fattore umano ci risulta davvero non sostituibile.

La sommellerie, declinata nella sua accezione relazionale e della comunicazione del vino, è cultura, è storia, è condivisione, non solo di dati ma (e questo ci piace particolarmente) di emozioni che ognuno vive e ricorda in modo diverso. La bellezza della relazione risiede proprio in questo scambio che non solo non rifugge dalla visione soggettiva ma ne ha addirittura bisogno, non disdegnando l’oggettività dei dati ma a partire da essi in un intreccio affascinante e formativo.

Per finire una gustosa curiosità.

In Francia, per essere precisi nella regione Languedoc-Roussillon, due giovani viticoltori, per esperimento, hanno chiesto alla piattaforma Chat GPT di “creare” un vino che avesse le seguenti caratteristiche: doveva essere biologico, fruttato e ottenuto dai vitigni autoctoni della loro zona.

Ebbene, Chat GPT si è occupato davvero di tutto!

A partire dal coupage: 60% Grenache, 40% Syrah, proseguendo con il tipo di bottiglia da utitlizzarsi (una borgognona), concludendo con il nome: “The end”.

Mica male eh?

Ma il nostro amico GPT non si è fermato a questo.

Opportunamente stimolato dai due viticoltori ha elaborato design e testo di etichetta e retro-etichetta, pianificando anche la campagna marketing e, infine, fornendo precise indicazioni sul prezzo: peraltro piuttosto esoso, suggerendo un prezzo tra i 50 e i 100 €.

Vi piacerebbe assaggiarlo?

Tranquilli: i due ragazzi hanno pensato bene di abbassare il prezzo definitivo a 30 €, anche se sarà difficile da reperire dal momento che ne sono state prodotte solo 600 bottiglie.

E voi cosa ne pensate?

Sarà questo il nostro futuro?

AI e vino: dalla produzione al servizio, il futuro è già qui.

Due settimane fa abbiamo affrontato il tema dell’AI: intelligenza artificiale di cui, da qualche tempo, si fa gran parlare, tra notizie di interesse e vere e proprie panzane, che di utile hanno solo l’impatto mediatico.

Ma nel mondo del vino quale impatto e quale sviluppo si prevedono?

Nel nostro settore l’utilizzo dell’AI è, di fatto, già realtà ed occorrerà farci i conti.

Innanzitutto nella fase produttiva, con l’avvento di macchinari in vigna per la somministrazione del giusto quantitativo di acqua, oppure di sistemi in cantina per il controllo della temperatura.

Di recente, un’importante azienda vitivinicola ha introdotto un modello di classificazione che suddivide le immagini delle cassette d’uva, al momento del conferimento in cantina dopo la raccolta, come spiega Alessandro Chiarini, AI Business Developer di Oròbix LIFE: “Il nostro sistema di intelligenza artificiale utilizza immagini provenienti da un sistema di visione installato all’ingresso della zona di conferimento per rilevare in automatico l’uva di minor qualità, con difetti che possono consistere, per esempio, nella presenza di marciume, parti danneggiate da pioggia o grandine, rami, foglie e insetti. L’algoritmo restituisce agli enologi una mappa della qualità dell’uva che li aiuta a prendere decisioni più oggettive e consapevoli”.

La cosiddetta agricoltura smart che si serve della tecnologia digitale per ottimizzare le risorse e potenziare la qualità evitando sprechi e garantendo la sicurezza del prodotto, è ancora davvero poco sviluppata, ma ci si dovrà quanto prima fare i conti per via del cambiamento climatico e delle rinnovate esigenze di sostenibilità.

Ma non ci si è fermati alla fase produttiva.

Maggiori curiosità ci riserva il campo dei servizi.

sommelier robot

Nasce, infatti, il sommelier robot.

Le sue caratteristiche principali sono costituite da un vocabolario tecnico completo e, soprattutto, dalla capacità di immagazzinare dati sul prodotto e incrociarli con le caratteristiche e le preferenze del cliente.

Sono numerose le aziende hi tech che, nell’ultimo decennio, si sono cimentate nella realizzazione di prototipi con lievi differenze tra l’uno e l’altro. L’elemento che maggiormente accomuna questi insoliti sommelier è, per ovvi motivi, la totale assenza di emozioni. Essa diventa un assoluto vantaggio nel momento in cui utilizziamo il robot per consulenze nel campo degli investimenti, nell’acquisto di vini pregiati sui quali pianificare dei ricavi nel lungo termine. In questi casi una valutazione del tutto oggettiva e priva di preferenze personali dettate da emotività ed esperienze individuali, in grado, inoltre, di condurre confronti e incrociare dati, risulta davvero preziosa.

Se, invece, proiettiamo queste figure in un contesto di relazioni, scambi anche e soprattutto di carattere emotivo, laddove i ricordi e le percezioni personali e il proprio vissuto diventano strumenti di ascolto e comprensione, ecco che il fattore umano ci risulta davvero non sostituibile.

La sommellerie, declinata nella sua accezione relazionale e della comunicazione del vino, è cultura, è storia, è condivisione, non solo di dati ma (e questo ci piace particolarmente) di emozioni che ognuno vive e ricorda in modo diverso. La bellezza della relazione risiede proprio in questo scambio che non solo non rifugge dalla visione soggettiva ma ne ha addirittura bisogno, non disdegnando l’oggettività dei dati ma a partire da essi in un intreccio affascinante e formativo.

Per finire una gustosa curiosità.

In Francia, per essere precisi nella regione Languedoc-Roussillon, due giovani viticoltori, per esperimento, hanno chiesto alla piattaforma Chat GPT di “creare” un vino che avesse le seguenti caratteristiche: doveva essere biologico, fruttato e ottenuto dai vitigni autoctoni della loro zona.

Ebbene, Chat GPT si è occupato davvero di tutto!

A partire dal coupage: 60% Grenache, 40% Syrah, proseguendo con il tipo di bottiglia da utitlizzarsi (una borgognona), concludendo con il nome: “The end”.

Mica male eh?

Ma il nostro amico GPT non si è fermato a questo.

Opportunamente stimolato dai due viticoltori ha elaborato design e testo di etichetta e retro-etichetta, pianificando anche la campagna marketing e, infine, fornendo precise indicazioni sul prezzo: peraltro piuttosto esoso, suggerendo un prezzo tra i 50 e i 100 €.

Vi piacerebbe assaggiarlo?

Tranquilli: i due ragazzi hanno pensato bene di abbassare il prezzo definitivo a 30 €, anche se sarà difficile da reperire dal momento che ne sono state prodotte solo 600 bottiglie.

E voi cosa ne pensate?

Sarà questo il nostro futuro?