Si fa un gran parlare, negli ultimi tempi, di Intelligenza artificiale o AI, e dell’impatto che essa potrebbe avere sulla nostra realtà, da ogni punto di vista, da quello delle professioni e dei mestieri, fino all’influenza –inevitabile- sul nostro quotidiano.
Si tratta di un tema di recente introduzione?
Se ne era già parlato in precedenza? (Ad esclusione dei film di fantascienza che si sono sempre confrontati con l’argomento, anticipando spesso –come vedremo- la realtà).
Assolutamente sì!
Intelligenza Artificiale nella nostra realtà: un’analisi storica
In realtà, nel 1950 il matematico inglese Alan Turing pubblicò l’articolo Computing machinery and intelligence, nel quale, per la prima volta, viene nominato il cosiddetto ”test di Turing”, secondo cui un calcolatore dovrebbe essere in grado di:
- elaborare il linguaggio naturale (essere in grado di comunicare);
- rappresentare la conoscenza (immagazzinare le informazioni);
- ragionare in maniera automatica (utilizzare le informazioni immagazzinate per rispondere a domande e trarre nuove conclusioni);
- apprendere in maniera automatica (adattarsi alle circostanze, scoprire nuovi modelli).
(Il test di Turing è stato ampiamente citato al cinema, appunto: ad esempio in Blade Runner. E, ancor prima, si era parlato di AI anche in 2001: Odissea nello spazio).
Nei decenni successivi, a più riprese, vennero intensificati gli studi e l’interesse nei confronti di macchine che potessero riprodurre potenzialità umane, sempre in tensione tra l’aspirazione a ridurre e ottimizzare le fatiche dell’essere umano e il timore di vedersi soppiantati da delle macchine.
Tra rallentamenti e accelerazioni negli studi, si arrivò al 1997, anno nel quale il calcolatore Deep Blue fu in grado di vincere una partita a scacchi contro il campione del mondo in carica Garry Kasparov. Successivamente sistemi di IA furono in grado di vincere contro un essere umano anche a Go e ad altri giochi.
Nel 2011 Sebastian Thrun and Peter Norvig organizzarono, con la Stanford University, un corso online denominato Artificial Intelligence. Con 160 mila iscritti da tutto il mondo fu il primo MOOC di grande successo e contribuì a far conoscere lo stato dell’arte dell’IA del 21° secolo.
Più recentemente, nel 2018, l’Università di Helsinki ha reso disponibile Elements of AI: un corso interattivo, tradotto anche in italiano.
L’Intelligenza Artificiale ha fatto ormai passi da gigante in tutti i settori: dal meccanico al farmaceutico, passando per l’elettronico e anche in quello enologico.
Le paure legate ad un suo sviluppo incontrollato e dagli esiti imprevedibili ha portato il garante per la privacy, in Italia, a bloccare temporaneamente l’accesso per tutti alla piattaforma pubblica più sviluppata di intelligenza artificiale. Ciononostante, la ricerca, la sperimentazione e gli utilizzi procedono come è giusto che sia.
Una possibile soluzione per coniugare ricerca scientifica e centralità delle persone viene dalla Commissione Europea che ha individuato sette punti fondamentali che ogni intelligenza artificiale, che si possa definire affidabile:
- possibilità di intervento e sorveglianza umani;
- robustezza tecnica e sicurezza;
- riservatezza dei dati;
- trasparenza;
- comportamento equo e non discriminante;
- benessere sociale e ambientale come obiettivi di fondo;
- accountability (cioè “rendicontazione”).
Proprio lo studio e il controllo delle nuove tecnologie consentiranno un progresso “buono”.
L’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale e il suo impatto sul mondo del vino
E per quanto attiene al mondo del vino?
Come stanno davvero le cose?
Sapevate che in Francia è stato creato un vino grazie alla piattaforma Chat GPT?
Sapevate che è stato creato un sommelier virtuale?
Volete saperne di più?
E allora vi aspettiamo per un approfondimento la prossima settimana e intanto fateci conoscere la vostra opinione!