Cos’è? Chi di voi sa di cosa si tratta?
Origini del Dry January
Ve lo spieghiamo noi!
Nel Gennaio 1942, la Finlandia lancia una campagna per ridurre il consumo di alcol e risparmiare risorse durante lo sforzo bellico contro l’Unione Sovietica. È il primo Dry January.
Più recentemente esso viene ripreso con caratteristiche diverse: si tratta di un movimento, anzi di una “challenge” (termine spesso utilizzato negli ultimi tempi) lanciata nel 2013 dall’associazione britannica Alcohol Change UK.
Cos’è il Dry January
Esso consiste nell’astensione dall’alcol (e, quindi, anche dal vino) per tutto il mese di Gennaio.
Naturalmente la scelta del mese non è casuale: Gennaio arriva subito dopo i bagordi delle festività (anche alcoliche… ) e porta con sé un certo numero di buoni propositi, anche se spesso non arrivano a Pasqua…
Come funziona il Dry January
Ma, attenzione!
Si tratta di una sfida ben strutturata. Infatti è possibile iscriversi ad un sito e, così, tener nota degli eventuali sgarri o delle calorie in meno o in più accumulate.
Qual è l’obiettivo del Dry January
Cosa si vince? Qual è l’obiettivo?
In realtà esistono diverse letture in merito.
In alcuni paesi, nei quali il movimento si è diffuso, viene posto l’accento sulla salubrità dell’iniziativa, con lo scopo di recuperare la forma fisica o di avviare un percorso “detox”.
In altri casi viene privilegiato l’aspetto “etico”: fare un passo indietro rispetto ad abitudini consumistiche appartenenti all’area del superfluo e recuperare l’essenzialità del quotidiano.
Tutto questo in paesi dell’area britannica.
Dry January in Europa
E in Europa come siamo messi?
Intanto dobbiamo ricordare che tra i dieci paesi del mondo in cui si beve di più, nove sono nell’Unione europea.
Questo dato è il risultato di diversi fattori, tra cui la questione culturale, legata alla vocazionalità produttiva di molti paesi del vecchio continente. Va infatti posta una chiara differenza tra il consumo di vino e quello di superalcolici.
Differenze tra il consumo del vino e il consumo dei superalcolici.
Si tratta di una differenza relativa a caratteristiche di salubrità o dannosità per l’organismo e di tipologia di consumo.
Tutti sanno che il classico “mezzo bicchiere” di vino, consumato durante i pasti, fatta eccezione per patologie vere e proprie, non comporta seri problemi per l’organismo, aiutando, al contrario, la digestione e valorizzando le caratteristiche organolettiche delle preparazioni gastronomiche.
Il consumo di vino può anche costituire una abitudine (nei modi e nei limiti indicati) che non comporta problemi di salute o di dipendenza.
Ben altro il discorso quando si parli di consumo di superalcolici, anche se, anche in questo caso, sarebbe opportuno evidenziare le differenze tra distillati e superalcolici generici.
In generale, infatti, il consumo di superalcolici non dovrebbe rientrare nella quotidianità e dovrebbe rappresentare un unicum nel corso della settimana, magari limitato alle occasioni o al fine settimana.
Il superalcolico, infatti, si distingue dal vino sia per il processo produttivo, sia per il tenore alcolico e per il conseguente impatto sull’organismo e sulla psiche del consumatore.
Un parere autorevole sul Dry January.
Fatte queste necessarie considerazioni, vorremmo concludere citando il Prof. Giorgio Calabrese, presidente del comitato nazionale della sicurezza alimentare, e docente di dietoterapia all’Università del Piemonte Orientale.
Egli, in una recente intervista rilasciata a Fanpage.it, esprime un parere negativo sul Dry January, definendolo una trovata commerciale e ricordando l’importanza di una alimentazione equilibrata, che comprenda anche, se si vuole, il consumo di vino (indicandone le corrette dosi, diverse a seconda del sesso e delle condizioni fisiche), raccomandandone il consumo limitatamente ai pasti e stigmatizzando il consumo di superalcolici.
Il concetto espresso da Calabrese, e che ci trova in totale accordo, richiama all’equilibrio e alla moderazione, evitando soluzioni estreme e, soprattutto, ricordando l’importanza di ricorrere alla consulenza medica, nel caso di diete o cambi di regime alimentare.
Il vino come parte integrante di una alimentazione consapevole, misurata e che attinga al patrimonio culturale del nostro paese (anche con divertenti contaminazioni internazionali) è un concetto che ci appartiene da sempre, come è noto ai nostri clienti.
Come diciamo sempre…
Poco ma buono!